Crescere un figlio significa anche entrare in empatia con la sua passione.
Quanta passione c’è nella nostra vita di tutti i giorni?
Quanti di noi hanno realizzato i propri sogni?
Se potessimo tornare indietro, non per cambiare le cose ma per riscoprire l’emozione e l’ardore della passione, sarebbe possibile utilizzarla per migliorare il nostro presente?
In effetti non l’abbiamo mai persa veramente, è solo stata sepolta tra mille scartoffie chiamate “si deve fare cosi”, “la vita è sofferenza”, “non credere di potere fare quello che vuoi” e altre convinzioni che hanno viziato il nostro modo di vedere e vivere la vita.
Per il genitore si presenta l’opportunità di rivivere la propria passione attraverso la passione dei figli che la stanno vivendo con grande entusiasmo perché privi del pensiero di cosa sarà domani.
La passione del figlio non necessariamente deve coincidere con quella del genitore che deve ricordare il concetto base secondo il quale siamo tutti unici e irripetibili.
L’attenzione del genitore dovrebbe ricadere sull’entusiasmo che il figlio manifesta nel raccontare e vivere la propria passione e attraverso il riconoscimento delle proprie emozioni entrare in empatia con il ragazzo al fine di sostenerlo e incoraggiarlo. L’empatia permette di non tarpare le ali dell’entusiasmo sotto il “tanto so come andrà a finire perché ci sono già passato” ma piuttosto di concentrarsi sulla realtà dei fatti.
I nostri insuccessi personali non dovrebbero influenzare il percorso dei figli facendo l’errore di giudicare sbagliate le loro scelte. L’empatia permette di riconoscere il fatto che le scelte del figlio sono dettate dalla passione e dalla ricerca di emozione perché proprio le emozioni sono la fonte primaria di energia positiva che può farci fare grandi cose.
Possiamo mettere a disposizione la nostra esperienza nel aver affrontato e superato delle delusioni prima di loro accompagnandoli nel momento del bisogno a superare le loro prime sconfitte e vederle come un passaggio che li farà crescere e comprendere sempre più loro stessi.
Possiamo solo essere felici della passione dei giovani e attingere dalla loro indole per riscoprire un po’ della nostra per ridare voce alla “buona pazzia” che alberga dentro di noi….ancora oggi.