Un genitore infelice non è un cattivo genitore ma deve prendere consapevolezza dei motivi della sua infelicità.
Un genitore in quanto tale è una persona felice, che ha realizzato il sogno di avere un figlio e di crescerlo a sua immagine e raccogliere le soddisfazioni che nel tempo il figlio gli regalerà…..O NO?
E’ sempre così o un genitore può essere infelice?
Nel caso lo fosse, visto che l’opinione comune è che essere genitore è un dono, di certo non si lamenterà pubblicamente per non essere additato come cattivo genitore.
Tutto rimarrà dentro, nel proprio intimo senza trovare risposte del motivo per cui si sente infelice.
Il rischio è di essere soli ad affrontare questo sentimento e diventarne prigionieri alimentando il senso di colpa, l’idea che c’è qualcosa che non va, che non si è normali, arrivando a giudicarsi delle persone cattive.
I motivi che possono portare a vivere male l’essere genitore possono avere diverse derivazioni: conflitti interiori non risolti, incapacità di gestire i sentimenti, visione negativa del futuro, mancata soddisfazione dei propri bisogni o rivivere situazioni negative della propria giovinezza attraverso il confronto con i figli.
Questi sono alcuni motivi che accendono il senso di disagio, senza contare fattori esterni derivanti dalla nostra società, dalle aspettative che gli altri hanno sul genitore, come i parenti ,i propri genitori, il coniuge, sempre pronti a giudicare il proprio operato.
Ammettere di essere un genitore in difficoltà, rimane ancora oggi un tabù, un segnale di debolezza che non ci si può permettere….Il genitore è un supereroe.
E se non fosse cosi, come affrontare l’infelicità?
Non ci sono soluzioni magiche ma ci possono essere atteggiamenti da comprendere e abitudini da correggere che con pazienza e costanza possono donare una nuova visione di se stessi.
Un lavoro lento e costante da fare su se stessi per rimettersi in equilibrio con il nuovo ruolo di genitore che deve tenere conto che si è una persona prima di tutto.
Le problematiche che posso insorgere dopo essere diventato genitore sono legate alla propria persona e non al ruolo stesso e questa nuova situazione altamente responsabilizzante può portare a galla tutta una serie di conflitti e blocchi irrisolti che spesso vengono confusi con il ruolo di genitore.
E’ importante prendere coscienza di se stessi per affrontare problematiche personali che se risolte, rimettono in equilibrio la vita e il proprio ruolo di genitore.
Da dove partire?
- Sempre e comunque da se stessi, dal proprio vissuto.
Non mi stancherò mai di ripeterlo, per capirsi meglio bisogna cercare dentro di noi, nel proprio intimo. Per farlo si deve lasciare da parte il giudizio su se stessi perché non è questo l’intento ma quello di capire i motivi che ci hanno spinto ad un certo comportamento, per comprendere come nel presente si possa migliorare e costruire un futuro più in sintonia con chi siamo.
- Comprendere meglio quali sono i momenti in cui insorge la tristezza.
Spesso abbiamo la tendenza a “scappare” dalla tristezza credendo che sia un sentimento che non fa bene, che va scacciato. Ma cosi facendo ci perdiamo un passaggio importante: la tristezza in quanto emozione, amplifica i nostri sensi e se accolta, ci permette di vedere le cose con occhi diversi e con il cuore. La tristezza ci immerge nel nostro intimo nascosto che spesso rifiutiamo di guardare in faccia. Se impariamo a vivere anche i momenti di tristezza come parte della vita, impareremo a darle il giusto valore, un passaggio a cui può seguire una ripresa e una maggiore consapevolezza di cosa ci fa stare bene.
- Smettere di sentirsi supereroi.
Siamo imperfetti, facciamo errori, scelte sbagliate, decisioni impulsive a cui poi facciamo seguire un sentimento di pentimento. Chiediamo talmente tanto a noi stessi che ci sembra di non essere mai all’altezza delle situazioni. Non sto dicendo che ci si deve accontentare ma che bisogna ammettere a se stessi che la vita è fatta anche di cadute e ripartenze, di occasioni non colte ma convinzione di andare avanti senza colpevolizzarsi per questo. Siamo in continuo movimento e questo ci permette di correggere la direzione della vita in ogni momento.
- Imparare a perdonarsi eventi del passato.
Il perdono non viene dalle altre persone ma da noi stessi. Siamo capaci di perdonarci per un errore fatto, per una scelta che si è rivelata sbagliata? Perdonarsi è il primo passaggio per riacquistare la fiducia in se stessi nella possibilità di fare meglio nel presente e nel futuro. La fiducia che quello che siamo oggi è anche frutto dei nostri errori del passato. Se impariamo a perdonarci non rimaniamo appesantiti dal senso di colpa e ci rendiamo disponibili e aperti ai cambiamenti.
- Chiedere aiuto.
Chiedere aiuto? MAI.
Pensiamo che possiamo risolvere ogni cosa da soli e non abbiamo bisogno di nessuno e può essere vero ma quando ci si rende conto di non arrivare da nessuna parte, chiedere aiuto dovrebbe essere nelle opzioni da considerare, molto più che in passato. Un aiuto esterno di un professionista permette di comprendere meglio i motivi del malessere e di costruire le basi per un futuro migliore che risponda alle proprie caratteristiche personali.
Un genitore infelice si trova a dover gestire due aspetti importanti: quello personale e quello con il figlio che vede nel genitore un modello da seguire.
Cercare di risolvere o comprendere meglio i motivi della tristezza, dovrebbe essere un obiettivo da perseguire per avviare nel presente un nuovo modo di vedere e affrontare le cose per un futuro migliore personale e dei figli.
La tristezza non è un male se si impara a viverla con il giusto atteggiamento e ci permette di apprezzare pienamente i momenti di felicità.