Si sente sempre più spesso nello sport giovanile di genitori che diventano troppo invadenti nel loro comportamento alla ricerca di mettere in luce le qualità del proprio figlio, con evidente difficoltà degli allenatori e delle società nel gestire queste situazioni.
Ma dove sta la verità?
Certo il genitore ha il sacrosanto diritto di partecipare alla vita sportiva del figlio e di incitarlo a dare il meglio di se ma capita che si vada oltre il buon senso e ci si ritrovi a discutere su aspetti che dovrebbero essere gestiti solo dalla società.
Quale soluzione?
Mi viene in mente un approccio importante che ho notato mancare in alcune società sportive e cioè avere in primis le idee chiare degli obiettivi societari, e in seconda battuta comunicarli chiaramente alle famiglie.
La condivisione degli obiettivi è fondamentale per evitare incomprensioni nella gestione dei settori giovanili e tutti devono essere messi al corrente (dirigenti, allenatori, genitori, giocatori).
Il rispetto nasce anche da una chiarezza d’intenti e oggi che siamo nell’era della comunicazione non possiamo più pensare di non essere dei buoni comunicatori.
Questo è solo il primo passo cui si dovrebbero associare tutta una serie di azioni concrete che permetta di riportare il mondo dello sport al ruolo che merita, crescere giovani sani nel fisico e nella mente.
Stiamo perdendo tutti